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30 Giu

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Niente obiezione nei consultori: la rivoluzione della Regione Lazio

25 Giu

Vi invitiamo a leggere questo articolo dell’Espresso a firma di Francesca Sironi in cui capirete perché si parla di “Rivoluzione” nei consultori della Regione Lazio!

Aborto, niente obiezione nei consultori. La rivoluzione della Regione Lazio.
Un decreto dell’ente guidato da Nicola Zingaretti segna un passo importante a tutela della legge 194. Il ginecologo obiettore non potrà più sottrarsi al dovere di garantire a chi ne ha bisogno tutti i certificati necessari per abortire. E dovrà prescrivere i farmaci per la contraccezione, inclusa la pillola dei cinque giorni dopo

imageIl medico ha il dovere di informare. Di garantire alla paziente che richiede un aborto tutti i certificati necessari, di dare i consigli adeguati. Non solo: è tenuto alla prescrizione dei contraccettivi, pure “post-coitali”. Insomma: se per legge può rifiutarsi secondo coscienza di operare un’interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo compito di cura all’interno dei consultori familiari. Lo ha messo nero su bianco, per la prima volta, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in un decreto da lui firmato sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna.

Sembra una banalità, ma non lo è affatto per una regione come il Lazio dove gli obiettori di coscienza sono il 90 per cento dei medici . In un paese come l’Italia in cui al posto delle informazioni sulla contraccezione si possono trovare, nei consultori, i volantini-shock del movimento per la vita . In un sistema in cui i ginecologi arrivano a negare anche solo un’indicazione sul percorso e le strutture disponibili, come ha raccontato “l’Espresso” nello speciale ” Aborti impossibili “.

Per questo, le frasi contenute nell’allegato “uno” del decreto sui consultori familiari voluto dal governatore Zingaretti sono un segnale importante a difesa della legge 194, che dal 1978 dovrebbe garantire alle donne la possibilità di abortire in sicurezza ma che in realtà oggi è difesa e sostenuta solo grazie ai volontari .

«In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza tra i ginecologi», si legge nel decreto: «si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nell’effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg».

Il dovere di garantire le cure nei consultori riguarda anche la contraccezione. «Per analogo motivo», continua infatti il decreto: «il personale operante è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici», come la spirale. Scontato? Non tanto, come raccontava un’inchiesta de “l’Espresso” pochi mesi fa.

Di Francesca Sironi.

ABORTO: L’EUROPA BACCHETTA LE MARCHE. Di Daniela Barbaresi – Segretaria CGIL Marche

1 Apr

Riportiamo il comunicato stampa della CGIL Marche su aborto e obiezione di coscienza.

L’elevato numero di medici obiettori di coscienza viola il diritto alla salute delle donne che intendono interrompere la gravidanza, diritto alla salute previsto dall’art. 11 della Carta sociale europea. Ad affermarlo è il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa che, alcuni giorni fa, ha risposto al reclamo collettivo presentato oltre un anno fa da diverse organizzazioni e sostenuto anche dalla CGIL.

Dunque, l’Europa bacchetta l’Italia che violerebbe i diritti delle donne a causa della diffusa obiezione di coscienza che impedirebbe la piena e corretta applicazione della Legge 194/78 e indigna che, a 36 anni dall’entrata in vigore della legge, si debba ricorrere all’Europa per veder riconoscere il diritto alla libertà e alla salute delle donne.

Bacchettate arrivano anche alle Marche: nel documento del Comitato europeo dei diritti sociali vengono citati negativamente anche i casi di tre strutture ospedaliere marchigiane e, in particolare, l’ospedale di Jesi, l’ospedale di Fano e l’ospedale di Fermo, nei quali tutti i medici sono obiettori e ciò violerebbe le previsioni della Legge 194/78 e soprattutto i diritti delle donne.

Un sostegno al ricorso è stato fornito anche dall’Assessore regionale alla Sanità, Almerino Mezzolani, il quale, in un’apposita nota che ci ha inviato, ha riconosciuto che “nella regione Marche si registra una forte difficoltà a seguito del ricorso all’obiezione di coscienza da parte di molti professionisti. Ciò rende critica l’applicazione della legge e realizza come conseguenza una difformità di accesso ai servizi previsti dalla normativa, creando discriminazione per le donne residenti”. Inoltre, “in alcune situazioni maggiormente critiche, siamo stati costretti ad usufruire di convenzioni esterne per colmare la carenza organizzativa”.

Vogliamo ringraziare l’assessore Mezzolani per la sua attenzione e disponibilità ma, a questo punto, chiediamo alla Regione un intervento chiaro, tempestivo e strutturale affinché vengano pienamente garantiti su tutto il territorio marchigiano i servizi previsti dalla legge per tutelare la salute e i diritti delle donne.

Secondo i dati forniti dalla Regione relativi alla presenza di medici e paramedici obiettori di coscienza nelle varie strutture ospedaliere marchigiane, il quadro che emerge è sconsolante: a fine 2012 gli obiettori rappresentano il 68% dei medici (ginecologi e anestesisti) e il 73% dei paramedici.

Ma ciò che preoccupa è che, in 3 intere Aree Vaste tutti i medici, anestesisti e paramedici sono obiettori (Area Vasta 3, Area Vasta 4 e Area Vasta 5), mentre all’ospedale di Fano il 92% del personale paramedico è obiettore, rendendo praticamente impossibile effettuare interventi di interruzione di gravidanza.

Il ricorso massiccio all’obiezione di coscienza sta svuotando di significato la Legge 194, negando i diritti delle donne e penalizzando medici e infermieri non obiettori sui quali ricade tutto il carico delle interruzioni di gravidanza.

Pertanto, chiediamo che la direzione dei presidi in cui si effettua l’interruzione di  gravidanza sia affidata a chi non è obiettore e che il requisito della non obiezione sia introdotto per chi deve essere assunto o trasferito in presidi con oltre il 50% di obiettori. Chiediamo inoltre che la Regione attui l’istituto della mobilità, previsto dalla stessa Legge 194/78 per coprire le carenze di medici e infermieri non obiettori.

Inoltre, occorre che, dopo Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio, anche la Regione Marche consenta la somministrazione della RU486 in day hospital.

Ancona, 1 aprile 2014

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Importante evento ad Ancona: presentazione del libro “RU486 Non tutte le streghe sono state bruciate”, con il prof. Carlo Flamigni e Corrado Melega

28 Mar

Vi segnaliamo un’importante iniziativa organizzata da AIED e ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI domani 29 marzo alle 17:30 presso la Sala Convegni dell’Hotel City di Ancona.

La presentazione del libro RU486 – Non tutte le streghe sono state bruciate, con gli autori:

Prof. Carlo Flamigni, docente di Ginecologia e Ostetricia e Membro del Comitato Nazionale di Bioetica e Corrado Melega, Responsabile della commissione nascita Emilia Romagna e consigliere comunale (PD) di Bologna.

Sarà l’occasione per discutere dell’attuale stato di applicazione della L.194 e della non applicazione dell’aborto medico mediante l’RU486 nella Regione Marche.

Presenta il libro Tiziana Antonucci, vice presidente AIED Ascoli Piceno, coordina Renato Biondini, segretario Cellula di Ancona dell’Ass. Luca Coscioni.

 

Vi invitiamo a partecipare numerosi.

L’evento su Facebook: fate girare!

https://www.facebook.com/events/664008983658548/

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